Calcio. Ne ho a sufficienza?
Pelle secca e squamosa, unghie fragili e capelli spessi.
Crampi muscolari a schiena e gambe.
Formicolio costante a labbra, lingua, dita e piedi.
Sintomi neurologici quali: confusione, perdita della memoria, depressione, allucinazioni.
Questi sono i sintomi che potrebbero manifestarsi in caso di carenza di calcio e, se persistono nel lungo termine, possono portare a gravi conseguenze.
Quali sono le situazioni più frequenti che possono portare ad ipocalcemia, cioè a bassi livelli di calcio nel sangue?
- Negli anziani, per concomitanza con patologie croniche o per somministrazione di farmaci che peggiorano la distribuzione di calcio a livello del nostro organismo.
- Nelle donne in menopausa, a causa di una riduzione nella produzione ormonale di estrogeni, che sono importanti per l’assorbimento di calcio nel tessuto osseo.
- In tutti i casi di ridotto apporto alimentare, ad esempio a causa di malnutrizione o volontaria restrizione dietetica.
- Nelle patologie che implicano disfunzione delle ghiandole paratiroidi, ghiandole importantissime nella regolazione del metabolismo dei minerali di calcio e fosforo.
- In caso di ridotto apporto di magnesio, che è indispensabile per il buon funzionamento dell’ormone paratiroideo.
- In presenza disfunzione renale che causa un’aumento della perdita, dovuta a una filtrazione non adeguata tra sangue e urine.
Si può apprendere facilmente come il calcio, così come la vitamina D3 e la vitamina K2, sia da integrare in maniera tempestiva in caso di carenza.
L’integrazione deve essere consigliata con attenzione al singolo caso, meglio se accompagnata da un efficace screening osseo.